Board member, mentor, investor. A colazione insieme a Paola Bonomo abbiamo parlato di investimenti, management e startup, del suo ruolo come donna in questi mondi e dell’importanza dell’inclusione e della diversità in tutte le realtà: in azienda, in politica e nella quotidianità.
Board member e investitrice. Da sempre sostenitrice delle donne e promotrice della donna in posizioni apicali. Come sei arrivata a costruirti questo percorso?
La mia carriera ha avuto 3 fasi:
Fase 1: appena laureata sono entrata nel mondo della consulenza, in McKinsey, dove ho imparato quello che so su come fare business, ho imparato il metodo, il problem solving e la relazione con il management delle aziende. Mi sono focalizzata sui settori delle telecomunicazioni e tech. Durante questa prima fase ho avuto l’opportunità di frequentare un master a Stanford in USA, all’inizio del mondo di internet!
Fase 2: il management. Ho ricoperto diversi ruoli, sono stata manager in aziende nate con il mondo digitale come eBay e Facebook e aziende che invece avevano bisogno di una trasformazione digitale, dal Sole24Ore a Vodafone. In parallelo ho iniziato ad avvicinarmi al mondo dell’angel investing e dal 2009 sono entrata in Italian Angels for Growth (IAG): il modo migliore per essere attiva nel mondo startup, conoscere imprenditori e “mettere un po’ di benzina nel serbatoio”. Siamo ora tra i top 5 investor in Italia nel mondo early stage e abbiamo maturato una certa esperienza.
Nella fase 3 mi sono appassionata al mondo della corporate governance. Essere consigliere non esecutivo è un ruolo che non impegna full time ma è un ruolo importante e di grande responsabilità. Tre anni fa ho lasciato Facebook e ho capito che questo era il ruolo che volevo, dare un contributo strategico alle aziende.
Lavorare in consulenza e come manager nel digitale: questo è il background che mi ha fatto diventare una figura richiesta.
Come si sono evoluti i ruoli che ricopri nel tempo dal punto di vista della diversity e inclusion, soprattutto sulla figura della donna?
Come sappiamo, il business e la finanza sono prevalentemente maschili. Negli ultimi 10 anni abbiamo assistito ad una spinta culturale per aumentare la diversità di genere nel mondo dei consigli di amministrazione. C’è consapevolezza, c’è un grosso sforzo di moral suasion, e questo cambiamento si può vedere in tutti i paesi europei e anche in USA. La legge Golfo-Mosca ha dato in Italia una spinta legislativa, ma agisce in un ambito ancora molto specifico: è valida per le società quotate in Borsa in Italia e le società controllate dal settore pubblico. Tuttavia, gli esiti sono stati molto positivi: le ricerche compiute mostrano che la composizione dei consigli è migliorata, è scesa l’età media dei consiglieri, è aumentata l’esperienza internazionale e si è alzato il livello di achievement accademico. Insomma, l’asticella si è alzata per tutti.
Nell’angel investing direi che l’equilibrio di genere è un po’ più indietro. Per diventare un angel, i requisiti principali sono avere soldi da investire e voglia di rischiare: sulla base comunque di una diligence e di analisi approfondite, ma bisogna comunque prendersi un rischio! L’orizzonte di investimento è abbastanza lungo nel tempo, 5-10 anni, e quindi a volte questo scoraggia le potenziali investitrici. Negli ultimi 1-2 anni sono nate anche in Italia alcune iniziative interessanti per avvicinare le donne all’angel investing, come investitrici ma anche come imprenditrici: Angels for Women, sponsorizzata da AXA, è una realtà che cerca imprenditrici in cui investire. Questa associazione ha l’obiettivo di facilitare investimenti in aziende che hanno almeno una co-founder donna, al contempo offrendo alle socie e ai soci supporto e formazione sul ruolo dell’angel investor.
Abbiamo visto la recentissima petizione sul fatto che nella task force legata all’emergenza ci siano solo 4 donne – tu che ne pensi?
4 sono certamente poche, d’altro lato non abbiamo avuto particolare trasparenza sul meccanismo di selezione di questa task force – non è chiaro chi abbia scelto queste persone. La petizione secondo me non serve, ovviamente il gender bias c’è, ma per risolverlo ed essere cooptate le donne devono fare molto lavoro a monte, ci si deve preparare molto prima. C’è un’altra task force, con un orizzonte più lungo, guidata dalla ministra Bonetti e formata interamente da donne al vertice dei rispettivi campi. Non è chiaro però il mandato della ministra – le pari opportunità sono legate a tutte le diversità, non solo alle donne – e non so se abbia senso fare una task force solo di donne. Quando parliamo di pari opportunità e famiglia non deve passare il messaggio che la famiglia sia solo un problema delle donne. La mia prima osservazione, se facessi parte di questa task force, sarebbe che a mio parere ha poco senso che questo sia un ministero senza portafoglio, che può realizzare programmi solo attraverso la dotazione finanziaria degli altri ministeri: se pari opportunità e famiglia sono delle priorità per il Paese, dovremmo essere in grado di investire nel loro futuro tramite un Ministero dotato di risorse proprie.
Siamo in una situazione di crisi, potrebbe essere per le imprenditrici e gli imprenditori un’opportunità?
La storia ci insegna che molte aziende di successo sono nate e hanno mosso i primi passi in momenti di crisi. Anche in Italia gli anni 2011-2012 non sono stati facili, ma alcune aziende che oggi sono leader dell’ecosistema italiano sono nate proprio in quel periodo. E’ un buon momento per partire, bisogna cogliere le esigenze del momento, come stanno facendo le aziende che hanno avuto un boom di domanda: e-learning, remote working, home delivery, e-sports, videogames… Bisogna interpretare bene questo periodo storico e capire dove c’è bisogno di nuove soluzioni.
Quali sono i trend di investimento in questo momento?
Non è un momento facile, i Venture Capitalist stanno concentrando le proprie risorse sulle aziende del proprio portafoglio e guardano a nuovi investimenti in modo ancora più selettivo. E’ una fase difficile per chi era in fundraising ma non impossibile. Lo ha dimostrato Codemotion, che ha chiuso un Series A in lavorazione da molto tempo proprio in questi giorni (complimenti Chiara e Mara!). Certamente oggi, rispetto a raccogliere un nuovo round per la sopravvivenza di una startup avviata qualche anno fa, è più facile partire con una nuova startup: le opportunità sono enormi, in bocca al lupo!