L’acronimo STEM, parola che ci suona sempre più familiare, fa riferimento alle discipline scientifiche (Scienze, Tecnologia, Ingegneria e Matematica), quelle discipline che abilitano competenze sempre più richieste dal mercato del lavoro, un mercato che mai come in questo momento storico e con questa velocità si sta rivoluzionando.
“Nel quinquennio 2020-2024, le imprese avranno bisogno di circa 1,5 milioni di occupati in possesso di competenze digitali di base”
Questa è una delle premesse che leggiamo nel report 2020 stilato da Talents Venture e STEAMiamoci sul Gender Gap nelle facoltà STEM. Il report non solo sottolinea “la necessità, per tutti gli attori coinvolti – dagli enti di formazione, ai regolatori pubblici e alle aziende – di formare ed impiegare capitale umano adeguatamente istruito” ma, aspetto ancora più importante, mette in evidenza le differenze di genere nell’accesso alle competenze STEM.
Ripercorrendo lo studio fatto dall’Osservatorio Talents Venture insieme al progetto STEAMiamoci di Assolombarda, riprendiamo le principali affermazioni, le statistiche e i dati più significativi, per fare chiarezza sul fenomeno del gender gap rispetto alle lauree STEM nel contesto accademico italiano 2020.
Il contesto STEM: poche ragazze e tanti ragazzi
55% è la percentuale di donne iscritte al nostro sistema universitario (2018-2019). Se consideriamo invece i corsi STEM la situazione si ribalta e la percentuale scende vertiginosamente, infatti “nell’ultimo anno accademico, tra tutti gli iscritti alle facoltà STEM, le studentesse rappresentavano solamente il 37%”
Se le percentuali non rendono chiara l’idea, il report ribadisce ancora meglio che “fatto 100 il numero delle ragazze iscritte all’università, 82 frequentano corsi di laurea non scientifici, mentre 18 si dedicano allo studio delle discipline STEM e fatto 100 il numero dei ragazzi iscritti all’università, sono invece 39 quelli che frequentano discipline STEM”.

Il divario è netto ed evidente anche se, secondo il report, negli anni c’è stato un leggero miglioramento e “la percentuale di ragazze iscritte ai corsi STEM sul totale delle donne iscritte all’università è aumentata, registrando un record nell’anno accademico 2017/2018 ma rimanendo sostanzialmente invariata nel 2018/2019”.
Riassumendo, sì è vero che tra gli iscritti alle facoltà STEM troviamo sempre più ragazzi rispetto alle ragazze ma la notizia positiva rimane che tra le ragazze che si iscrivono all’università, vi è stata una costante crescita nella scelta delle facoltà STEM.



La partecipazione ai corsi di laurea in Ingegneria è ancora contenuta
La maggioranza della ragazze sceglie una carriera universitaria in ambito umanistico, sanitario e chimico-farmaceutico, geobiologia, biotecnologia o architettura, rispetto a tutte le facoltà ingegneristiche o del gruppo scientifico, matematico e fisico, dove rimane invece decisamente ampio il divario di genere.



“Tuttavia, sebbene il risultato delle Ingegnerie sia tra i peggiori in tema di Gender Gap, il trend è in miglioramento” – le ragazze iscritte ai gruppi di Ingegneria sono aumentate ad una velocità maggiore rispetto a quella dei ragazzi e “questo ha fatto sì che la quota di ragazze iscritte ad un gruppo di ingegneria sul totale degli iscritti potesse passare dal 20,9% del 2009/2019 al 24,1% del 2018/2019”



Come va la geografia delle STEM?
Tra le regioni Italiane in quella lombarda si concentra la maggioranza degli studenti che frequenta facoltà STEM (17%), seguita da Lazio e Campania. Questo primato persiste anche se si prendono come riferimento solamente le ragazze, infatti ben il 15% delle ragazze STEM frequenta un corso in Lombardia.



L’Italia è poi tra le Nazioni più virtuose in Europa e presenta una percentuale di ragazze che scelgono corsi STEM sul totale delle iscritte pari a circa il 17%, più della media europea (16%) e di altre nazioni. Se osserviamo invece la percentuale delle ragazze sul totale degli iscritti (uomini e donne) alle facoltà scientifiche, l’Italia è nelle prime posizioni. Il 36% degli iscritti a corsi STEM è donna.
Le ragazze iscritte a corsi STEM presentano risultati accademici più elevati ma tassi di occupazione e retribuzione più bassi rispetto agli uomini
Nonostante la percentuale delle ragazze sia inferiore a quella dei ragazzi nei corsi di laurea STEM, le studentesse registrano delle performance accademiche migliori dei loro colleghi uomini, sia nel voto di laurea sia per quanto riguarda il completamento degli studi.
Se in ambito accademico il trend è costante e le donne sono rimaste davanti agli uomini negli ultimi cinque anni, queste migliori performance sembrano non essere riconosciute dal mercato del lavoro. Ad un anno dalla laurea, il tasso di occupazione degli uomini laureati nei corsi STEM è più elevato di quello delle donne e il divario persiste se si confronta il livello salariale. “I laureati STEM dichiarano di percepire in media una retribuzione mensile netta di circa € 1.490, ma gli uomini guadagnano più delle donne, potendo contare su uno stipendio medio mensile di € 1.510 contro i € 1.428 delle loro controparti femminili.”
I numeri, che potete consultare più nello specifico scaricando il report completo, ci portano verso due conclusioni e riflessioni inevitabili: da una parte una necessità evidente di investire sempre più nelle competenze STEM e dall’altra, l’importanza di lavorare verso il raggiungimento della parità di genere, portando questa cultura dal mondo accademico a quello del lavoro.