Il report The State of European Tech realizzato annualmente da Atomico per analizzare lo sviluppo dell’ecosistema tech in Europa, quest’anno ha evidenziato come questo settore registri un record negativo sul progresso della tecnologia europea riguardante la diversità e l’inclusione.
Lo scenario che si è aperto a causa del Covid-19 ha contribuito a frenare quel cambiamento auspicato per la costruzione di un ecosistema tecnologico diversificato, infatti i progressi sulla diversità di genere si sono arrestati e la discriminazione rimane ancora un problema sistemico. Se l’anno scorso, ad esempio, il divario tra i “founders” uomini e donne nel reperire fondi era significativo ora rischia di aumentare ulteriormente. Nonostante questo primo quadro non incoraggiante, bisogna comunque evidenziare che i Paesi dell’Europa meridionale come Portogallo, Italia e Spagna stanno comunque ottenendo i risultati migliori in termini di diversità di genere rispetto ad altri Paesi del Nord Europa come Danimarca e Paesi Bassi.
Focalizzandoci sul concetto di diversità, si può evincere come quest’ultimo non riguardi solo il genere ma anche l’appartenenza a determinati gruppi etnici.
L’attenzione verso la diversità etnica è stata posta in risalto dal movimento Black Lives Matter che ha messo in luce come la lenta costruzione di un contesto tecnologico europeo equo e inclusivo sia da attribuire ad un problema sistemico che, così come è organizzato, tende a favorire determinati gruppi etnici a discapito di altri, impedendo così la giusta e piena realizzazione.
I dati lo dimostrano perché dal sondaggio emerge che il 59% delle donne e degli uomini neri/africani/caraibici ha subito una qualche forma di discriminazione negli ultimi 12 mesi rispetto all’8% degli uomini bianchi.
L’altro problema che è stato portato alla luce dal Movimento è quello del razzismo nei luoghi di lavoro, nelle comunità e nelle aziende.
A tale proposito, con riferimento alle discriminazioni riguardanti l’appartenenza ai diversi gruppi etnici è emerso che l’86% degli intervistati che si identificano come neri, africani e caraibici hanno subito discriminazioni a causa della loro etnia, rispetto al 12% degli intervistati che si sono identificati come bianchi.
Se andiamo ad analizzare i dati da una prospettiva di genere emerge un dato sconfortante a svantaggio delle donne, in quanto l’87% ha dichiarato di essere vittima di discriminazioni legate al genere rispetto al 26% degli uomini i quali hanno affermato di subire discriminazioni esclusivamente legate allo stato socioeconomico, alla nazionalità e all’etnia.
Un altro dato significativo per quanto riguarda il genere femminile è la scarsa fiducia nei confronti delle eque possibilità che l’ecosistema tecnologico è in grado di offrire: il 41% degli uomini intervistati crede che il settore tech offra pari opportunità per tutti, una visione condivisa solo dal 19% delle donne.
Suddividendo le risposte per genere e per etnia lo studio ha evidenziato che l’86% e il 72% delle donne intervistate e autoidentificatesi come nere, africane, caraibiche e asiatiche hanno dichiarato che l’ecosistema tecnologico europeo non è in grado di offrire pari opportunità per tutte le persone. Addirittura il 52% delle donne ha dichiarato di avere riscontrato difficoltà nella realizzazione professionale nel settore tech proprio a causa della loro background e/o identità.
In considerazione dei dati emersi la Comunità tecnologica e i Ventures Capital Europei hanno siglato un accordo con l’obiettivo di rendere l’industria tecnologica europea più diversificata e inclusiva.
Nel quadro di queste iniziative volte a creare un panorama tecnologico più equo e rappresentativo per tutte le persone che lo caratterizzano, SheTech è stata nominata tra le 25 principali organizzazioni a livello europeo che si occupano attraverso corsi, eventi e attività di rendere il settore tech più inclusivo.
Per un ulteriore approfondimento sui dati potete visitare la sezione dedicata al report The State of European Tech 2020