La 15esima edizione del Global Gender Gap Report 2021 è uscito poco dopo un anno da quando è iniziata la pandemia. I primi risultati evidenziano che l’emergenza sanitaria e la relativa recessione economica hanno avuto un impatto più grave sulle donne rispetto agli uomini, riaprendo parzialmente lacune che erano già state colmate. La pandemia ha quindi creato nuove barriere nella costruzione di economie e società inclusive.
Quali sono i risultati e trend a livello Globale?
Ricordiamo prima di tutto che il report indaga su quattro diversi ambiti: partecipazione e opportunità economiche, istruzione, salute e leadership politica in 156 paesi diversi.
Prima in classifica l’Islanda, che si conferma per la dodicesima volta nel mondo il paese con un punteggio più altro rispetto alla parità di genere, mentre l’Europa occidentale si dimostra come la regione che ha progredito maggiormente (77,6%). Nonostante i risultati incoraggianti, la parità di genere non è ancora stata raggiunta da nessun paese; tuttavia i paesi nordici si attestano come quelli che hanno colmato maggiormente il loro divario insieme a Lituania, Namibia, Nuova Zelanda, Norvegia, Svezia, Ruanda e Irlanda.
E l’Italia? L’Italia si posiziona al 63esimo posto salendo di 13 posizioni rispetto al 2020 e mostrando un leggero miglioramento.
Tornando al livello Globale…
Il livello globale del gender gap è del 68%, un passo indietro rispetto al 2020 (-0,6 punti percentuali). Di questo passo si stima che ci vorranno 135.6 anni per colmare il divario di genere a livello mondiale.
Il divario di genere nell’empowerment politico rimane il più importante dei quattro divari rilevati, con solo il 22% colmato fino ad oggi. Il World Economic Forum stima che ci vorranno 145.5 anni per raggiungere la parità di genere in politica.
Il Gender Gap nella partecipazione e opportunità economica rimane il secondo più ampio dei quattro ambiti analizzati dall’indice. Il gap ha visto dei piccoli miglioramenti e si stima che ci vorranno altri 267,6 anni per colmarlo.
Oltre alla disuguaglianza nell’accesso alla forza lavoro, le disparità a livello economico e salariale continuano a rappresentare uno dei principali ambiti in cui intervenire. Nonostante alcuni progressi che si sono registrati quest’anno, il rapporto tra il salario delle donne e quello degli uomini in una posizione simile, rimane ancora al 37%. Confrontando alcuni dati emerge che soltanto l’Islanda è riuscita a colmare il divario con l’86%.
Con riferimento alla partecipazione delle donne nel mercato del lavoro a livello globale, nel periodo antecedente alla pandemia, emerge che solo il 52,6% delle donne di età compresa tra i 15 e i 64 anni rappresenta la forza lavoro, rispetto all’80% degli uomini. Con riferimento all’Italia il 56,5% delle donne rappresenta la forza lavoro con un divario del 25%. La disparità che emerge rende indispensabile l’intervento delle forze politiche e imprenditoriali in tutti i paesi. Un’ulteriore sfida è rappresentata dalla necessità di colmare il divario di genere che è presente a livello di posizioni manageriali sia nel settore pubblico che privato, all’interno dei quali le posizioni manageriali ricoperte da donne rappresentano solo il 41%. Non è da escludere che la crisi provocata dalla pandemia e le responsabilità familiari di cui le donne si fanno carico, possano ulteriormente evidenziare questi divari a livello di partecipazione al lavoro e di reddito che si riscontravano già prima dell’emergenza sanitaria. Le statistiche dimostrano che le donne spendono almeno il doppio del tempo nel lavoro domestico rispetto agli uomini e non è di certo un segreto che durante la pandemia le chiusure scolastiche hanno costretto molte donne a ridurre l’orario di lavoro per accudire i figli.
Le donne poi risultano ancora notevolmente svantaggiate nella gestione e accesso ai beni o servizi finanziari. Ad esempio, nel 74% dei paesi presi in considerazione in questo rapporto si evince che non tutte le donne hanno accesso senza restrizioni a un conto bancario e nell’81% dei casi non tutte le donne hanno pieni diritti di successione.
Il gender gap in ambito istruzione e salute sono invece molto vicini alla parità. Nell’ambito dell’istruzione, il 95% di questo gender gap è stato colmato a livello globale con 37 paesi già paritari. L’indice stima che con questo regime ci vorranno 14.2 anni per colmare completamente il gap. Nell’ambito salute, il 96% di questo gap è stato colmato. Sia per l’istruzione che per la salute, mentre i progressi sono più elevati rispetto all’economia e alla politica nei dati globali, ci saranno importanti implicazioni future dovute alla pandemia.
Cosa ci riserva il futuro del lavoro?
Le prime proiezioni dell’ILO (International Labour Organization) suggeriscono che il 5% di tutte le donne occupate ha perso il lavoro, rispetto al 3.9% degli uomini occupati, questo anche perchè la pandemia ha impattato maggiormente i settori dove è maggiore la presenza femminile: ristorazione, turismo, le organizzazioni non profit, media e comunicazione. In più c’è stata una profonda difficoltà a mantenere l’equilibrio tra vita professionale e vita privata tra le donne con bambini.
Se da un lato, la pandemia COVID-19 ha portato ad una accelerazione della digitalizzazione, dall’altro lato, si registra ancora una sottorappresentazione delle donne nell’industria tech. Solo due degli otto cluster di “lavori di domani” monitorati (People & Culture e Content Production) hanno raggiunto la parità di genere, mentre la maggior parte mostra una grave sottorappresentanza delle donne.
I divari di genere sono più evidenti in settori come il Cloud Computing e l’Intelligenza artificiale dove le donne rappresentano rispettivamente il 14% e il 32% della forza lavoro, in ingegneria il 20%.
I risultati di quest’anno mostrano che rispetto alla precedente edizione del Global Gender Gap Report il divario globale di genere si è amplificato di 0.5 punti percentuali tornando al livello del 2018. Se i progressi verso la parità di genere dovessero procedere alla stessa velocità osservata nelle edizioni tra il 2006 e il 2021, il divario globale di genere si ridurrà in 135.6 anni.
Cosa possiamo fare per accorciare il divario?
Il report ha l’obiettivo di essere una chiara call to action per tutti i leader a incentivare, sostenere e introdurre la parità di genere come un obiettivo centrale delle politiche e pratiche d’azione nella ripresa post pandemia, per il bene delle nostre economie e società.
Mai come in questo momento abbiamo un’opportunità unica per costruire economie più resilienti e attente alla gender equality investendo in spazi di lavoro inclusivi, creando sistemi di cura più egualitari, supportando più donne a raggiungere posizioni di leadership, avendo un riguardo di genere nel reskilling e reimpiego, introducendo la parità di genere nel futuro del lavoro.
Servono politiche e pratiche di recupero positive e che diano strumenti per la ripresa e per affrontare le prossime sfide:
- Ulteriori investimenti nel settore dell’assistenza e in un equo accesso al congedo di cura per uomini e donne.
- Politiche e pratiche che si concentrino in modo proattivo sul superamento della disparità di genere nel mondo del lavoro.
- Efficaci politiche di riqualificazione a metà carriera, combinate con pratiche manageriali, che incorporano pratiche di assunzione e promozione corrette e imparziali.
Tutto questo aprirà la strada ad un futuro del lavoro, della politica, della società e dell’economia sempre più equo e inclusivo.