A marzo Marta Scandellari, Business Analyst e Full stack developer, ha partecipato insieme a noi a Go Beyond, evento annuale dedicato al settore tech. Da buona “inviata speciale” di SheTech ha poi scritto per il nostro blog un resoconto della giornata per fare il punto sui principali e più importanti takeaways.
Go Beyond è un evento dedicato al settore tech e sponsorizzato da big del settore come VMware, Maticmind e Qlik. Ha un’agenda ricca di interventi e tavoli d’interesse, dal taglio non solo tecnico ma anche riflessivo su tematiche intersettoriali.
Go Beyond 2023 è solo alla sua terza edizione, dunque c’è ancora tanto da fare soprattutto sul fronte networking e coinvolgimento delle Women in tech.
Diversi spunti interessanti sono emersi dai contenuti proposti dagli e dalle speaker
Apre i lavori Denis Dina, che mette subito sul tavolo tre punti essenziali, anzi, esistenziali:
- La tecnologia va pensata attorno alle persone: bisogna a tutti i costi evitare l’effetto FoMo – fear of missing out, la paura di restare tagliati fuori dall’innovazione; se si agisce d’impulso, attratti dai giocattoli nuovi si rischia l’effetto “bambino nel negozio di caramelle”: voglio tutto, prendo tutto, mi viene mal di pancia. Tradotto: tanta spesa per investimento tecnologico e poca resa in termini di efficienza e efficacia nei processi. Perché viene la FoMo? Perché il settore IT patisce una posizione delicata: da una parte, costituisce una costola del business che deve accontentare, perciò fa fatica a dire quei no che servono a crescere; dall’altra teme la frustrazione professionale di perdere il treno dell’innovazione, che di norma carica a bordo prima le realtà dinamiche e medio piccole che le organizzazioni strutturate, con IT interni. Che cosa accade quindi?
“Non abbiamo ancora finito di introdurre una tecnologia che già ne si vuole aggiungere un’altra, un po’ per compiacere il business, un po’ per rinfrancare il proprio ruolo. Questo non fa un buon servizio all’azienda”
2.“Non abbiamo ancora finito di introdurre una tecnologia che già ne si vuole aggiungere un’altra, un po’ per compiacere il business, un po’ per rinfrancare il proprio ruolo. Questo non fa un buon servizio all’azienda”
3. IT e business si devono sentire alla pari, perché altrimenti non si trova il compromesso. Denis racconta:“La parabola dell’avvento del digital marketing in azienda ci ha lasciato un insegnamento da non dimenticare”. Riassumo: arrivano in azienda delle figure che non sono IT ma parlano digitale. Entrambe le funzioni (IT + il digital-da-fuori) danno valore all’outcome (risultato) ma non alla relazione (tra loro). Partner digital e IT interni vanno in competizione di fronte al marketing, che sta lassù sul trono di chi assaggia, sceglie, premia, e questo porta ad un risultato di tipo lose-lose, non funziona. La parabola, secondo Denis, anziché insegnare ad agire diversamente, si ripete nel 2023, alle soglie di nuove grandi innovazioni tecnologiche. E dunque come fare? IT e business devono stare insieme, in una relazione sana, che solo in un secondo tempo si può aprire alle partnership che a quel punto non saranno motivo di competizione ma investimenti fruttuosi.
L’e-leadership è la soluzione alla volatilità tecnologica? Sì, ma solo a condizione di valorizzare fortemente le persone e le relazioni, creando tavoli di coinvolgimento sin dall’inizio dei progetti, garantendola paritàtra CIO e altri interlocutori (decisori, utilizzatori), senza dimenticare i processi e il contesto garantendo la parità.
Consigli per gli acquisti
- Essere partner prima che leader (il partner ascolta, ma non dice sempre sì per rinfrancare il proprio ruolo e compiacere il business)
- Amare i problemi di business prima delle soluzioni. Servono giornate intere da trascorrere con chi usa le tecnologie, altrimenti potrebbe nascere il desiderio di mettere il CRM per poi scoprire che le persone usano ancora i fogli di Excel.
- Back to basics: non concentriamoci sul prossimo hype tecnologico o rischiamo di adottare l’approccio del bimbo nel negozio delle caramelle, per noi stessi e per compiacere, mettendo a rischio il risultato.
Part II / Il sequel – La leadership che fa la differenza | IT fra tecnologia, predizione, business e Open Innovation
Perché IT e business litigano? Questa è la domanda da un milione di dollari a cui cercano di trovare risposte costruttive Nicola Mazzuccotelli, Stefano Bartolamei, Francesco Maffini e Francesco Ciuccarelli.
La giusta ricetta
Per combattere applicazioni e processi legacy, senza risse, servono:
- Un cantiere della trasformazione digitale che lavora verso un cambiamento comune, un cambiamento culturale comune, Business in direzione del tecnologico (agile, scrum master) e IT in direzione del coinvolgimento nel business, lotta all’isolazionismo che non sono più solo nerd in cantina.
- La buona comunicazione, con un team dedicato, che si dedichi alla sua cura, verso l’interno e verso l’esterno. La comunicazione nell’IT non è un surplus, ma una base: aiuta la gestione del cambiamento, la condivisione genera coinvolgimento e fa bene anche a chi non fa parte del cambiamento, perché comunicare con constanza obiettivi e risultati porta a un progetto di successo.
- Una cassetta degli attrezzi, in cui ci mettiamo 3P: persone, partner, progetti
- Attenzione ai bias; oltre al Fomo, c’è anche il Fogi (fear of getting in), la paura di buttarsi, una trappola in cui non cadere.
Epilogo: Happy ending
Tavoli di discussione intorno al tema del gender gap nel settore IT.
Emerge prepotente e urgente la percezione che questo argomento sia “just a Women affair”, nell’immaginario collettivo è roba da “femminucce”. Infatti i partecipanti inizialmente latitano.
Fortunatamente i contributi critici di Chiara Brughera, Paola Accornero e Antonio Capodieci danno peso e spessore alla conversazione:
- Il gender gap esiste, forte e visibile, specialmente nel settore IT per il quale sarebbe estremamente importante attrarre e coltivare talenti diversi.
- Il divario di genere nel settore tech fa male a tutte le persone, non solo alle donne e colmarlo farebbe bene alla società intera, rendendola più inclusiva, equilibrata, partecipativa ed equa. Una società sana e un ambiente sano generano valore.
- Le azioni pratiche che si potrebbero mettere in campo sono molteplici: corsi di formazione specializzanti per le donne che intraprendono percorsi tech, corsi di formazione per uomini che devono combattere gli stereotipi di genere sul lavoro, formazione per menti bias free già dalle scuole, assunzioni di più donne nei ruoli chiave affinché le politiche di genere siano vive e attive, a partire dall’azzeramento del pay gap. Paola Accornero racconta dell’esperienza brillante in Carrefour, dove lavorano intensamente alla riduzione del divario salariale.
Scritto da Marta Scandellari