L’ edizione 2023 del Global Gender Gap Report del World Economic Forum evidenzia un dato importante: il livello di disparità di genere nel mondo è passato da 68,1% del 2022 a 68,4% di quest’anno (2023). Questo miglioramento pari a 0,3 punti percentuali significa che a livello globale si stima che ci vorranno circa 131 anni per raggiungere la piena parità di genere (un anno in meno rispetto a quanto stimato l’anno scorso).
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Le novità dal 2022
L’edizione 2023 del report conferma alcuni dati e mette in luce diverse novità. Prima di tutto, nonostante l’Islanda sia ancora il Paese con il punteggio migliore (oltre il 90%) ad oggi ancora nessun Paese al mondo ha raggiunto la piena parità di genere, ma sono Islanda, Norvegia, Finlandia, Nuova Zelanda, Svezia, Germania, Nicaragua, Namibia e Lituania le nazioni che hanno colmato almeno l’80% del divario interno.
L’immagine raffigura la classifica dei Pesi sul “Global Gender Gap Index” misurato nel 2023
Il gender gap nel mercato del lavoro
Un miglioramento lento ma costante. Il livello di parità di genere nel mercato del lavoro è un indicatore molto rilevante nella valutazione delle performance di una Nazione. Sebbene si registrino miglioramenti rispetto all’edizione 2022 del Report, bisogna considerare che questi sono ancora troppo “timidi” rispetto all’urgenza che si registra soprattutto nel caso di professioni in costante evoluzione e del tutto nuove. A livello globale si registrano ancora tassi di disoccupazione più elevati tra le donne (4,5%) rispetto agli uomini (4,3%).
Secondo i dati raccolti da LinkedIn, nel campione della ricerca che interessa più di 160 paesi, le donne rappresentano il 41,9% della forza lavoro nel 2023. A scendere, tuttavia, è la quota di donne in posizioni di leadership. Le donne in ruoli C-Suite, di direttrice o di vice-presidente sono del 32,3% nel 2023: in altre parole a separarle dai colleghi uomini in analoghe posizioni sono quasi 10 punti percentuali.
L’immagine rappresenta la concentrazione della popolazione femminile nella forza lavoro, suddivisa per settore e misurata nel periodo 2006-2023.
La situazione italiana
Una strada ancora lunga. In tutti i sottoindici, l’Europa registra il livello di parità di genere più elevato rispetto a tutte le altre regioni del globo, pari al 76,3%, con un terzo dei Paesi europei che si posizionano tra i primi 20 nella lista generale e 20 Paesi su 36 con un punteggio che si attesta attorno al 75% del livello di parità. Nonostante questa situazione virtuosa, in Italia però si notano dati più preoccupanti. Infatti, nella classifica mondiale il Bel Paese scende di alcune posizioni: da 63esimo nel 2022 a 79esimo nel 2023. Peggiora anche il livello di partecipazione politica che passa dalla 40esima posizione alla 64esima. Non tutto è perduto: il report infatti dimostra che migliora il livello di partecipazione femminile all’economia della nazione e al contempo l’Italia risulta tra i Paesi Europei nei quali le aziende sono più attive per la promozione di iniziative di D&I (diversity & inclusion) al fine colmare il divario anche all’interno del contesto lavorativo.
L’immagine raffigura il profilo dell’Italia valutato secondo i quattro parametri che costituiscono il Global Gender Gap Index nell’anno 2023 ed evidenzia la posizione del Bel Paese rispetto alla classifica mondiale (79 esimo).
Il gender gap nelle professioni del futuro
Competenze e nuove professioni: quale futuro? Anche nell’edizione 2023 del Report si registra una sottorappresentazione femminile nei settori STEM. Nello specifico, non è l’interesse delle ragazze per le discipline scientifiche a mancare ma a preoccupare è la minor quota di donne che intraprende poi una carriera in questi settori. Nonostante sia in aumento il numero di donne che sceglie facoltà scientifiche, l’occupazione femminile in questi ambiti è minore del 30%.Nelle professioni NON STEM invece, la percentuale di donne occupate è quasi la metà con un 49,3%.
L’immagine raffigura una panoramica sull’adesione delle donne alle professioni del mondo STEM e non nel periodo dal 2015 al 2023
Relativamente alle competenze del futuro il Report mette in evidenza che l’apprendimento online offre i vantaggi della flessibilità, dell’accessibilità e della personalizzazione, consentendo agli studenti di acquisire conoscenze in un modo che si adatta alle loro esigenze e circostanze specifiche. Tuttavia, donne e uomini non hanno attualmente le stesse opportunità e accesso a queste piattaforme online.
Anche quando utilizzano queste piattaforme, esistono divari di genere nelle competenze, in particolare in quelle che sono destinate ad essere sempre più richieste. A partire dal 2022, infatti, si registra una disparità nelle iscrizioni ad ogni categoria di materie e ambiti professionali.
Per quanto riguarda il livello di parità di genere nell’acquisizione di competenze soft e hard, nell’ambito delle competenze cognitive che si prevede saranno sempre più cruciali nei prossimi cinque anni, il pensiero creativo si attesta al 64,3% di parità, quello analitico al 52,7% e quello sistemico al 55,6%. I dati sulla parità di genere nell’ambito delle competenze prettamente tecnologiche, che rientrano tra le prime 10 competenze delle quali si prevede una forte crescita, sono questi: l’alfabetizzazione digitale si attesta a un livello di parità del 43,7% e le conoscenze su intelligenza artificiale e big data raggiungono il 33,7% di parità.
I programmi di D&I per chiudere il gender gap
Promuovere l’inclusività nei luoghi di lavoro. L’indagine 2023 “Future of Jobs” del World Economic Forum sottolinea che più di due terzi delle organizzazioni intervistate hanno implementato programmi per incentivare diversità, equità e inclusione (DEI) nei luoghi di lavoro, e la maggior parte di questi programmi ha una forte attenzione verso le donne. Ad esempio, secondo questo studio, i Paesi nei quali le aziende sono più orientati a privilegiare una forza lavoro eterogenea sono la Colombia, i Paesi Bassi, l’Italia, il Regno Unito e il Canada. L’esistenza di questi programmi da sola non basta: uno studio recente ha identificato i 5 fattori di successo che accomunano i programmi di D&I con maggiore impatto sociale:
(1) Una reale comprensione delle cause profonde della sottorappresentazione;
(2) Una definizione più significativa e inclusiva del successo aziendale;
(3) Un management responsabile e impegnato nella causa
(4) Soluzioni progettate per il contesto specifico delle aziende
(5) Un monitoraggio coerente con l’aggiunta di supervisioni intermedie.